È il titolo di una poesia di Domenico di Giovanni detto il Burchiello, autore quattrocentesco che seppe mescolare argutamente il doppio senso e il nonsense al suo linguaggio riccamente popolareggiante. Una di quelle rare perle che la poesia ogni tanto offre. Adatto agli amanti degli autori che pur non appartenendo alla tradizione colta, meritano più di una lettura, come Cecco Angiolieri ad esempio. Ma a differenza di Cecco, il Burchiello non solo si lamentava della sua sorte di poeta affamato o della donna che l'aveva tradito ma criptava la sua scrittura al punto che oggi difficilmente riusciamo a scoprire che volesse dire, a chi si rivolgesse con esattezza. Nella poesia che intitola questo post però, il Burchiello parla di qualcosa di più intelligibile che è un tema ricorrente nella storia della letteratura e cioè, la lotta tra il disperato bisogno di poetare e l'ineludibile necessità di mangiare. Ciò che è notevole è la conclusione alla quale arriva il Burchiello verso la fin...
Homo sapiens? Homo homini lupus? povero lupo l’uomo è uomo per l’uomo il lupo uccide l’agnello allevato dall’uomo per il sacrificio (dei peccati del mondo) uccide il lupo l’agnello o l’uomo per fuggire dalla fame l’uomo uccide il lupo e l’agnello dell’uomo e l’uomo per nutrire la fame dell’ombra l’uomo uccide il lupo nello specchio al buio Metamorfosi dell’inferno Nel mezzo del cammin della sua vita si trovò trasformato in un insetto Formula dell’aria Tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria Tanto impero di antica onnipotenza oggi è appena pagine di libri che presto saranno polvere / aria virtuale Il futuro è l’aria di ciò che è solido dove respiriamo dissolve...
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