Analogiche


rinchiusa in un armadio nella mia vecchia camera a casa dei miei, la macchina da scrivere nella quale battei tante lettere ad amici esteri e in cui trascrissi, ad esempio, un glossario di mitologia nordica in inglese che era in un cassetto dello stesso armadio.

la cosa piú fantastica e allo stesso tempo terribile della macchina da scrivere era che cancellare ciò che si aveva scritto era faticosissimo e perciò rimanevano sempre tracce di quelle cassature.

nel 1994 mio padre comprò un computer e la macchina venne dimenticata. ma questo non le toglie il suo ruolo primordiale nella mia vita e cioè avermi avviato allo scrivere in un modo strutturato e pianificato. oltre alla consapevolezza, ancora più importante, del fatto che non tutto è cancellabile.

oggi la mia passione per i meccanismi analogici si verifica nella fotografia. mi è appena stata regalata una machina fotografica analogica degli anni ottanta. posso scommettere però che questa volta non verrà dimenticata in un armadio.

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