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Visualizzazione dei post da novembre, 2007
Vi sono casi in cui accettare la solitudine può significare attingere Dio. Ma v'è una stoica accettazione più nobile ancora: la solitudine senza Dio. Irrespirabile per i più. Dura e incolore come un quarzo. Nera e trasparente (e tagliente) come l'ossidiana. L'allegria ch'essa può dare è indicibile. È l'adito - troncata netta ogni speranza - a tutte le libertà possibili. Compresa quella (la serpe che si morde la coda) di credere in Dio, pur sapendo - definitivamente - che Dio non c'è e non esiste. Giorgio Caproni, Inserto (Il franco cacciatore)
Sono come in un mondo parallelo che mi sconvolge, Mi sento nuda e bambina che piange quando il giorno la scopre. Devo dire molte cose al tutto. Ti ho amato in silenzio in ogni vita, in un attimo fuggente che sparisce senza aspettare il tramonto o l’alba. Che senso ha nell’istante di una vita? Morirò nei tuoi baci e rinascerò capra, che maledice il tempo Senza pietà, sommersa nel pozzo della verità. E getterò le nostre monete cinesi, circolari come la Fortuna. Perché il nostro destino è come la ghigliottina che taglia le teste maledette. (Vitanonlongaest in una vita precedente insieme a Cony e a Sara)
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In primavera, quando tutto il vivente sfarfalla, i fiori mi fanno sentire ribrezzo. Mi rammentano del camposanto su cui ho tirato su questi muri. Le morti subite non si inumano nel giardino retrostante.

Cordoglio

Leggo in penombre mentre il corteo funebre sfila sotto gli ultimi barlumi di un cielo plumbeo. C’è tra la scorta un mesto gioire; sono lusingati di onorare la morte. Non scorgono quel viso accostato alla finestra cui giungono tenui lumi che presto svaniranno. Dovrei varcare la soglia. Li vedo scomparire con la bara lucente che rispecchia il mio viso.